Fiesole

Itinerario 3

"Da Poggio al Sole a Fiesole: la più commovente campagna che esista al mondo" Poggio al Sole - Fiesole (sola andata, ritorno con mezzi pubblici)

Questa escursione per vie campestri e isolate strade nel verde, unisce l’Agriturismo Poggio al Sole e quindi la campagna di Fiesole al paese, mentre Firenze, distante solo pochi chilometri, è una presenza costante, sia visiva che percepita.

Se si vuole cogliere il legame fra Fiesole, la sua campagna e la città di Firenze, bisogna addentrarsi lungo queste viuzze che talvolta sembrano perdersi dentro i boschi per poi aprirsi e confondersi coi campi, ora delimitate da bianchi muretti a secco ora da cipressi, circondate da viti, ulivi, ciliegi ed altri alberi da frutto. È necessario lasciarsi cullare dai loro saliscendi, accettare gli inviti che offrono per soffermarsi ad osservare il paesaggio oppure un particolare di una delle tante remote e vissute residenze che si incontrano lungo il percorso.
È stato lo storico francese Fernand Braudel, che ben conosceva il paesaggio mediterraneo, a definire le colline toscane parte della più commovente campagna che avesse mai visto, e che descrive come quella di Fiesole “prossima alle città, ricca di ville e di paesi”. L’uomo insieme artefice e materia della bellezza dei luoghi e la commozione che suscitano l’essenza del viaggiare.

Si può osservare questo paesaggio da lontano oppure, come avrete la fortuna di fare, addentrarcisi, camminando lungo le sue vie rurali. Qualunque sia il punto di vista è evidente che ciò che vedrete è stato creato e lavorato da intere generazioni con fatica, cura e precisione, ogni pietra e pianta scelta e posizionata in base a necessità e gusti che sintetizzano mirabilmente l’antica cultura contadina e quella cittadina della vicina e ricca Firenze.

L’emozione che scaturisce, fino alla commozione, nasce per un innato legame che ogni uomo, oltre il tempo e lo spazio, ha con i sui simili, quando le sue opere e le sue fatiche realizzano e sintetizzano l’incontro della realtà con la bellezza.

Lunghezza: 10 km (sola andata). Ritorno con mezzi pubblici, Ataf Linea 45, Autolinee Toscane.
(prima di partire informarsi presso l’Agriturismo Poggio al Sole per gli orari dei bus).
Dislivello in salita: 200 m
Difficoltà: medio-facile (durante periodi molto piovosi fare attenzione all’attraversamento di alcuni torrenti).
Tempo necessario: 4 ore.
Periodo consigliato: tutto l’anno (durante periodi piovosi è probabile trovare tratti fangosi).
Interesse: paesaggistico-storico.
Pagine web di approfondimento: http://www.bml.firenze.sbn.it/it/caldine.htm

La parte iniziale dell’itinerario si sovrappone a quella finale dell’ Itinerario 1 che riportiamo modificando la direzione di percorrenza. Lasciato l’agriturismo Poggio al Sole giunti all’incrocio con una carrareccia, Via Torre di Buiano, voltate a sinistra in discesa, oltrepassate il complesso rurale disabitato La Palagina e raggiungete in ampio pianoro il fienile e la colonica La Villa, con sorgente, dove in prossimità di una cisterna è facile vedere e sentire dopo abbondanti piogge il gorgoglio dell’acqua. Di fronte a voi l’abitato dell’Olmo, la Torre dell’Olmo di Villa Ginnasi, di origine medioevale e posta di guardia all’antica via di comunicazione, la Faentina, che collegava Firenze al Mugello e quindi al nord Italia, e la Fattoria dell’Olmo o Villa Capacci, interessante e grandioso esempio di fattoria appartenuta a istituzioni religiose e ospedaliere. Adesso e per le prossime tre diramazioni tenete sempre la sinistra percorrendo dolci saliscendi, prima per vigneti e oliveti poi attraverso boschi di querce, cipressi e allori, oltrepassando la colonica Il Palagio, poi sul lato opposto due tipici e splendidi complessi rurali, il nome del primo, come tanti di questi luoghi è un fitonomo, La Ginestra, ed entrambi presentano la caratteristica colombaia al centro del tetto.
Se camminate senza fare troppo rumore, non sarà impossibile incrociare caprioli, cinghiali, e se sarete fortunati anche volpi, animali che popolano numerosi questi boschi. Proseguite oltrepassando il Fosso di Buiano e costeggiando una recinzione, fino ad immettervi in prossimità di un cipresso in una più ampia stradella che prendete in salita. In prossimità delle vigne della Fattoria di Montereggi della Famiglia Borsini che vedete sul loro stesso lato in alto, ignorate il tratturo in salita e proseguite prima in leggera discesa poi per breve e ripida salita fino alla chiesa di Sant’Ilario a Montereggi, antica pieve le cui origini risalgono al IX secolo.
Adesso abbandonando l’Itinerario 1 prendete a destra per strada inizialmente asfaltata, oltrepassate il piccolo cimitero di Montereggi e costeggiando un robusto muro a secco di bianchi blocchi di pietra locale, avviatevi per Via vecchia delle Molina. Di fronte in lontananza un paesaggio arioso e luminoso con i colli fiesolani e il Monte Rinaldi, che custodiscono l’accesso del Mugnone alla piana fiorentina, mentre, ormai abbandonato l’asfalto, il selciato, prima in leggera poi in più ripida discesa, richiamando alla memoria il faticoso passaggio di carri, quasi imprevedibilmente conduce verso ombrosi e misteriosi anfratti. Fitte fronde d’alloro anticipano i primi edifici, che come sospesi in un incalcolabile passato accolgono col loro silenzio il viaggiatore. Ci si muove con esitazione e curiosità, si sente il respiro di cose antiche, l’odore è quello d’umido che si mescola al fogliame, non ci sono rumori e la scena sembra descrivere un abbandono improvviso, misterioso, troppo veloce per quanta vita sembra essere passata da quest’angolo magico di mondo.
Infatti almeno dal XV secolo e fino al XIX erano qui attivi da cinque a nove mulini, alcuni dei quali oggi trasformati in civili abitazioni sono ancora riconoscibili per via della struttura più elevata, essendo i locali sin dall’origine disposti su tre piani (seminterrato per le ruote o gli ingranaggi, pianoterra le macine e il locale di lavorazione, piano superiore l’abitazione). Alimentati dalle ricche sorgenti delle Grotte di Montereggi, grandi dischi di pietra durissima trasformavano i frumenti in farine. Erano il centro produttivo della comunità, luogo di incontri, di ritrovi e di lavoro, dove città e campagna erano strettamente unite, indispensabile contributo per l’alimentazione delle relative popolazioni. Ben presto alla vostra sinistra apparirà il fosso che alimentava tali opifici, e le cui acque insieme a quelle degli altri torrenti della zona furono incanalate all’interno dell’acquedotto ancora visibile a valle che i Medici fecero costruire nel XVII secolo per rifornire la loro residenza di Palazzo Pitti a Firenze. Proseguite costeggiando il canale per antico lastricato in pietra serena oltrepassate le ultime abitazioni e appena incrociata una piccola strada asfaltata, prendete sul lato opposto Via degli Allori (prima vale la pena risalire per pochi metri i due tornanti che portano alla villa campestre “Il Casone”, edificio mediceo-rinascimentale dalle sobrie linee architettoniche).
Nuovamente immersi in un paesaggio aperto e solare – vi circondano argentei ulivi, cipressi, noci, peri, meli, fichi, la tipica promiscuità colturale della mezzadria fiorentina – camminate per strada bianca per circa 1 km e quando questa volta a destra in direzione dell’unica abitazione presente, lasciatela continuando dritto per strada poderale, costeggiando il muretto a secco che terrazza il terreno, fino a raggiungere ed oltrepassare una sbarra con tornello. Affiancando in campo aperto uno dei tanti filari di ulivi, procedete verso la boscaglia in prossimità della quale incrociate un tratturo e voltate a destra in leggera discesa. In basso sullo stesso lato lasciate un piccolo annesso agricolo, oltrepassate quindi il Borro da Cepparello, e all’ombra di alcuni cipressi cominciate la breve salita (noterete le impronte di cavalli, uno baio pezzato l’altro sauro, lasciati liberi al pascolo e facilmente avvistabili nei dintorni), che vi condurrà in uno spazio aperto custodito da una casa colonica con fienile verso la quale vi dirigerete. In prossimità oltrepassate un’altra sbarra utilizzando il cancelletto posto di lato e se proprio non resistete alla curiosità e comunque la discrezione fa parte delle vostre abitudini, salite i gradini in pietra serena che conducono al cortile. Ne varrà la pena!
Riprendete il cammino per ben visibile tracciato e terminate Via degli Allori immettendovi in Via delle Caldine comunemente chiamata anche Via di Saletta, toponimo di origine longobarda documentato sin dal IX secolo, che identifica il piccolo gruppo di case pochi metri sopra di voi e la relativa pieve di Santa Margherita, luogo idilliaco quasi aggrappato alla collina e non casualmente esposto, come tutte le abitazioni che via via incrociate, alla luce del mezzogiorno. Adesso in ripida discesa accompagnati da cipressi e dal loro profumo di resina verso il podere San Donato e relativa abitazione, circondata in primavera da colorati mandorli fioriti, superate Il fosso della Maddalena, il cui nome richiama il Convento di Santa Maria della Maddalena delle Caldine situato a valle. Tradizione vuole che tale struttura in elegante stile rinascimentale sia stata costruita nel XV secolo su progetto di Michelozzo dalla famiglia Cresci, una delle più importanti della zona, sostituendo un preesistente “spedale”, cioè un edificio adibito ad ospitare i viandanti che transitavano lungo il Mugnone per l’antica Via Faentina.
Per verde boschetto di cerro, rovere, roverella e carpino raggiungete l’innesto con la sovrastante Via Viuccia, proseguite verso valle per poche decine di metri fino ad incrociare e prendere alla vostra sinistra Via delle More, un ulteriore toponimo con riferimento alla vegetazione della zona, in questo caso al frutto del moro o del gelso oppure del pruno, e dirigetevi verso le ex-stalle della Fattoria Il Leccio presso il podere “Il Mare”, un vero e proprio dolce ondeggiare di terre. Con attenzione oltrepassate l’insediamento rurale lasciando alla vostra destra un più piccolo annesso, e tenete inizialmente la sinistra, prima in discesa poi più dolcemente per aperta campagna. Prendete come riferimento i pali della linea elettrica che seguite solo per pochi metri per poi prendere alla vostra destra in prossimità di un muretto a secco un sentiero con molte frasche che vi conduce ad attraversare il Fosso delle Caldine.
Uscendo dalla fitta vegetazione procedete dritto, attraverso campi incolti di ulivi, fino ad incrociare dopo circa 100 metri la piccola strada, Via del Cicaleto che prendete in salita oltrepassando il bel complesso rurale del podere Torrebonsi, che come facilmente si deduce dal nome e visivamente testimonia il tipico e remoto riadattamento di una torre medioevale a successivi usi agricoli. Ignorate quindi la prima strada a destra e prendete la successiva dopo circa 200 metri, costeggiate un tipico muro che era consuetudine delimitare in prossimità della città il tracciato viario, e dopo ripida e breve discesa arrivate in vista della colonica la Scipitana che lasciate alla vostra destra. Diminuisce il dislivello, sempre più presente il leccio, appare anche la ginestra, il ginepro e il pungitopo.
Camminando vedrete ben presto sempre più vicino Fiesole, i due colli e nel mezzo il curioso campanile. Eppure sebbene durante il tragitto lo abbiate avvistato più volte, scorgerlo adesso sembrerà quasi una scoperta. Fiesole si dimentica facilmente, o si lascia dimenticare, ed è questo forse alla fine un suo pregio. Irradiato da tanta bellezza, sia della vicina Firenze sia della sua campagna, trova il suo spazio timidamente, quasi come se accettasse di sorvegliare, timoroso, la bellezza che lo circonda, custode e sintesi della profonda armonia fra uomo e natura.
La strada prosegue prima di arrivare al paese ignorando le varie traverse per circa 2,5 chilometri con delicato saliscendi, ma voi perdetevi curiosando in Via del Fondaccio o in Via di Mugnone a Muscoli (entrambe alla vostra destra e con relativa segnalazione viaria), troverete vecchie case coloniche immobili nel tempo che hanno mantenuto il gusto delle cose antiche, palazzi signorili testimonianza della presenza delle potenti famiglie cittadine, decorati fienili. Firenze è ormai vicina ma c’è ancora tempo perché presa via del Bargellino e ormai giunti a Fiesole visitiate, adiacenti e nascoste da un edificio commerciale, le omonime antiche tombe etrusche (IV secolo a. C.), e per notare che i manufatti rispetto alla campagna hanno cambiato colore, la pietra serena sostituisce l’alberese, l’azzurro e il plumbeo al posto del bianco, un’altra cultura a pochi chilometri di distanza, quella degli scalpellini, “coltivatori di pietra”, che da queste parti accompagnarono ser Filippo Brunelleschi a sceglierne della migliore, la più adatta per la costruzione del Duomo di Firenze. Ancora, la città insieme alla campagna. Ma questa, forse, è un’altra storia.

Una volta giunti nella piazza centrale di Fiesole, Piazza Mino, potrete fare ritorno all’Agriturismo Poggio al Sole in circa 10 minuti utilizzando uno dei servizi pubblici, Ataf bus n. 45 o Autolinee Toscane con direzione Monteloro, che effettuano il collegamento più volte al giorno:

http://www.ataf.net/it/ataf.aspx?idC=2&LN=it-IT
http://www.autolineetoscane.it/orari.htm

Itinerario e foto a cura di Giovanni Crescioli: www.FiesoleBike.it